Milano. «Io c'ero. E' andata così»

Io c'ero. La Russa no. Potrebbe finire qui la cronaca di una giornata importante per le persone con disabilità lombarde, investite e travolte dal treno della politica che non conosce vie di mezzo, o di qua o di là, in giorni di "sballottaggio" milanese. Ma andiamo con ordine.

Mattinata assolata, piazza Duca d'Aosta, verso il Pirellone, che si riempie di striscioni, di genitori, di persone con disabilità intellettiva, fisica, sensoriale. Lavoratori dei servizi, sindacati, associazioni, sindaci con la fascia tricolore, consiglieri regionali e comunali, volontari. Una piazza colorata e viva, con tanti abbracci, fotografie, sorrisi. Ma anche preoccupazione, voci basse, tentativi di capire che cosa succederà.

Sono lì in tanti, ben prima dell'inizio del presidio indetto da Ledha per le 11. Sono lì per protestare contro i tagli al bilancio sociale. Poche cifre agghiaccianti, che nessuno ha smentito, perché sono vere, esatte, chirurgiche. 200 milioni in meno per i comuni lombardi nel 2011 e 300 in meno per il 2012, azzeramento del fondo nazionale per la non autosufficienza. Lo scrive l'Anci, lo conferma Ledha. A rischio, si fa per dire, servizi essenziali che andranno in carico alle famiglie, oppure saranno inevitabilmente segati, ridotti, eliminati: assistenza domiciliare, progetti di vita indipendente, servizi di formazione all'autonomia, centri socio educativi, comunità alloggio. Dietro ognuno di questi titoli ci sono le persone, le famiglie, le storie vere. Un percorso lungo, che viene da un anno doloroso e cupo, caratterizzato dalla caccia al falso invalido, dalle minacce poi rientrate di attaccare anche le indennità di accompagnamento e le pensioni di invalidità.

La piazza si riempie e si carica di emozione, di aspettativa. Difficile, anche per me, fare i conti dal basso della sedia a rotelle. Stimo solo che c'è tantissima gente, sicuramente più di mille, se non duemila. Ma è un dato che ha poco senso, a meno che non la si ritenga, come qualcuno ha provato a sostenere, una manifestazione politica, una trappola tesa alla Moratti, che cerca la rimonta su Pisapia. In realtà il presidio è davanti alla Regione, che lo sa bene, e che condivide le preoccupazioni, tanto da aver concordato un incontro con una delegazione di Ledha, che infatti a fine mattinata sarà ricevuta dal presidente Formigoni, dall'assessore Boscagli e dai consiglieri della terza commissione consiliare. La data era stata scelta apposta, dopo la tornata elettorale delle amministrative, non immaginando che potesse esserci un ballottaggio, vista la sicurezza con la quale il sindaco uscente e la sua maggioranza avevano vaticinato una conferma al primo turno.

E invece è successo l'imponderabile, o quasi. Ballottaggio, con Pisapia in forte vantaggio. Il candidato del centrosinistra ha mandato da giorni la sua adesione alla manifestazione, ancor prima del voto di domenica, e dunque si presenta in piazza, porta il suo saluto. Dice poche cose, semplici, parla da "uomo che conosce il diritto e i diritti", propone di consultare, se eletto, il mondo delle associazioni e delle famiglie per capire insieme a loro in che modo migliorare i servizi e non far pagare a loro i tagli alla spesa sociale, limando gli sprechi, se ci sono. Si becca gli applausi, convinti, di tutti, dopo un ascolto silenzioso e attento.

Tocca poi a Formigoni e Boscagli, a sorpresa scesi in piazza anche loro, una decisione accolta in modo incerto dalla gente del presidio, chi approva e chi fischia. E' compito mio ringraziare per la loro scelta, e far capire a tutti che questa è una gran bella notizia, perché la Regione ha un ruolo fondamentale in questa vicenda, quella dei tagli e della redistribuzione ai Comuni delle (poche) risorse. Formigoni si capisce che è contento di come è stato introdotto, e parla sicuro di sé come sempre, dimostrando di conoscere la materia e di condividerla. Pochi minuti per dichiarare che quei tagli vanno aboliti, ridiscussi, e che intanto la Regione farà la sua parte, intervenendo a monte come è giusto. Applausi anche per lui e per Boscagli, l'assessore alla famiglia, e per il consigliere Peroni.

Arriva la notizia che sta giungendo in piazza anche Letizia Moratti. Una parte della piazza rumoreggia, non approva la passerella politica, vorrebbe che a parlare fossero solo i genitori, i disabili, le associazioni. Ma io e Fulvio Santagostini, presidente di Ledha, spieghiamo che non è giusto, e che anzi è positivo e importante che questa manifestazione di protesta veda finalmente l'attenzione dei grandi big della politica milanese e lombarda. Letizia Moratti parla a lungo, elenca le cose fatte, le cifre spese, i servizi innovativi, invita tutti ad andare in via Mac Mahon. Non convince la piazza, arrivano fischi e soprattutto inviti a tagliare corto. Io la prego, al termine del suo primo intervento, di spiegare meglio che cosa pensa dei tagli alla spesa sociale decisi dal Governo, perché è di questo che ci stiamo occupando, sotto il sole da due ore. Il sindaco uscente allora dichiara che appena tornerà in ufficio telefonerà al ministro Sacconi per chiedergli ragione dei tagli e per rimetterli in discussione. Parla da Moratti. Un confronto difficile, teso, ma civile.

Ci penseranno il "taglia e cuci" dei media e delle agenzie a radicalizzare la situazione, fino a portare il ministro della Difesa Ignazio La Russa, milanese, assente al presidio, a dichiarare alle agenzie: "I fischi alla Moratti sono la prova che la sinistra preordina e organizza contestazioni a livelli istituzionali, secondo il suo costume di aggredire l'avversario politico". Fosse venuto in piazza a dire questa frase, lo avrei fischiato anche io.

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