Le persone con disabilità residenti nel territorio del Comune di Milano devono “consumare” tutto il proprio patrimonio (fino al valore di 5mila euro) prima di poter ottenere il contributo comunale per il pagamento della retta della Residenza sanitaria. La decisione era stata presa con delibera di giunta approvata il 29 dicembre 2015, per soli tre mesi e in via sperimentale. “Tuttavia, in base a quanto ci hanno riferito alcuni nostri soci, la delibera viene ancora applicata dopo ben quattro mesi dalla sua naturale scadenza”, commenta Marco Rasconi, presidente di LEDHA Milano.
Per questo motivo, in una lettera inviata nei giorni scorsi al sindaco Beppe Sala, LEDHA Milano chiede di sospendere l'applicazione della delibera e di valutare la rielaborazione dei termini di compartecipazione alla spesa. “In caso contrario, saremo costretti a tutelare i diritti delle persone con disabilità nelle aule di tribunale”, sottolinea Rasconi.
Tra i vari casi che sono stati segnalati a LEDHA Milano, quello della signora Giuliana (nome fittizio, ndr) che il 20 maggio scorso ha ricevuto dal Comune di Milano una comunicazione in cui la si informa che la sua domanda per l'inserimento in una struttura residenziale è stata giudicata “differibile per saldo beni mobili superiore al limite stabilito” dalla delibera comunale. In altre parole, la signora Giuliana dovrà pagare di tasca propria l'intera retta della RSD. Solo quando avrà dato fondo ai propri risparmi (fatta salva una quota residua di 5mila euro) potrà ottenere il contributo comunale.
Una decisione che per LEDHA Milano è discriminatoria dei diritti delle persone con disabilità “in quanto si chiede ulteriormente di evidenziare l’aspetto patrimoniale, già considerato in sede di dichiarazione DSU finalizzata alla determinazione dell’ISEE”, commenta Marco Rasconi. Per LEDHA Milano il provvedimento assunto da Palazzo Marino si pone in netto contrasto con i principi della Costituzione e la Convenzione Onu dei Diritti delle persone con disabilità.
Inoltre l’eventuale presenza di patrimonio è solo frutto di sacrifici e rinunce effettuate in ambito familiare della persona per poter fronteggiare al meglio eventuali imprevisti che la quotidianità della vita riserva oltre che salvaguardare il “dopo di noi” delle persone con disabilità.
“Abbiamo sempre sostenuto la nostra disponibilità alla compartecipazione alla spesa – conclude Rasconi -. Tuttavia, aggredire l’eventuale patrimonio individuale della persona con disabilità oltre quanto stabilito dall’ISEE prima di prendersi cura e carico delle sue esigenze, rivela come minimo disattenzione e costituisce altresì violazione dei diritti e delle norme regolatrici della materia ISEE”.
In materia di compartecipazione alla spesa LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità ha presentato diversi ricorsi al Tar contro le amministrazioni comunali che hanno presentato regolamenti simili a quello di Milano. Tra le più recenti, il pronunciamento del Tar Lombardia che ha ordinato la sospensione del regolamento del Comune di Vimodrone.