Il Comune di Milano emette in sequenza due delibere che colpiscono le persone con disabilità, con importanti tagli trasversali alle risorse. La prima delibera (numero 1205/2013) è stata approvata il 24 maggio scorso e prevede un taglio del 30% del contributo economico per l'autogestione delle persone con disabilità. La seconda (numero 1204/2013), approvata lo stesso giorno, riguarda i soggiorni di sollievo per le persone con disabilità e vede un taglio di oltre il 50% delle risorse dedicate. Insieme ad un aumento consistente della partecipazione al costo da parte delle famiglie delle fasce di reddito medie.
La prima delibera va a colpire l'assistenza domiciliare indiretta, che prevede l'erogazione di un contributo economico per l'autogestione dell'aiuto personale, mediante l'instaurazione di un rapporto di lavoro con un operatore di fiducia (come previsto dalla legge 162/98). Una riduzione del 30% del contributo comunale compromette in maniera importante il diritto all'autonomia e alla vita indipendente delle persone con disabilità. Inoltre non è previsto alcun possibile correttivo legato al progetto di vita della singola persona con disabilità.
Si tratta di una lesione del diritto di scelta sancito dalla legge 18/2009 con cui l'Italia ha ratificato la Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità. Un testo che, all'articolo 19, ribadisce per le persone con disabilità "la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione".
Di fronte a questo taglio, le persone con disabilità che si sono costruite una vita (casa, lavoro ecc.) e le loro famiglie si vedranno costrette ad affrontare maggiori costi in un momento in cui sono già indebolite dalla crisi economica.
L'effetto sarà quello di spingere la persone con disabilità a richiedere di fruire dell'assistenza domiciliare diretta. Un'opzione che, paradossalmente, potrebbe rivelarsi controproducente per il Comune. Numerose ricerche, compiute dagli anni Sessanta a oggi da parte dei movimenti per la vita indipendente, hanno infatti dimostrato che l'assistenza domiciliare diretta costa molto di più al Comune che è chiamato a erogare "direttamente" questi interventi tramite cooperative accreditate. Un servizio che, inoltre, è più rigido rispetto alla definizione di un contratto di lavoro con un assistente personale che viene invece "tarato" sulle necessità del singolo.
Ancora una volta il Comune ha preso una decisione senza confrontarsi su questi strumenti, nonostante nel documento allegato al Piano di Zona venisse indicata questa come criticità da affrontare in maniera condivisa.
Anche la scelta di ridurre il limite di reddito familiare per accedere al contributo per i trasporti (da 5 a 2 volte il reddito minimo vitale annuo) seppur parametrato è una chiara indicazione della volontà di escludere dal contributo quante più persone possibili. Aumentando così la forbice di discriminazione tra lavoratori normodotati e persone invece che non possono fare a meno di un servizio trasporto ad hoc in quanto ancora oggi la rete dei servizi pubblici milanesi non può garantire un utilizzo costante e puntuale.
Anche la residenzialità non resta indenne: i contributi per i buoni sociali per progetti residenziali che consentivano di avviare percorsi in strutture sperimentali vedono una diminuzione del 30%. La vita delle persone con disabilità ne esce mortificata ancora una volta e le spinge verso l'ingresso in strutture residenziali, sradicando le persone dal proprio contesto sociale e con un maggior costo per l'Amministrazione e alimentando una lista di attesa già critica da anni.
Di tenore diverso, ma non meno grave, lo scenario che si delinea a seguito dell'approvazione della seconda delibera (numero 1204/2013) che riguarda i soggiorni di sollievo per le persone con disabilità e che prevede un taglio di oltre il 50% delle risorse dedicate. Oltre a un aumento consistente della partecipazione al costo da parte delle famiglie delle fasce di reddito medie.
Bisogna poi aggiungere il fatto che a oggi (4 giugno 2013) non è ancora stato individuato il soggetto che dovrà gestire l'organizzazione dei soggiorni: reperire offerte, organizzare uno sportello per le persone con disabilità… Una situazione nebulosa che a distanza di meno di un mese dall'inizio dei soggiorni di sollievo lascia perplessi: siamo di fronte a un ritardo che mette a serio rischio l'organizzazione di queste iniziative.
In ogni caso anche qui la possibilità di scegliere delle persone viene lesa ancora una volta e quindi ci aspettiamo che molti cittadini milanesi con disabilità si troveranno costretti a rinunciare ad un periodo di vacanza con un incremento dei costi assistenziali che ricadranno sulle persone e sulle famiglie.
Anche in questo caso Ledha Milano è dispiaciuta di non aver avuto l'occasione di ragionare insieme al Comune prima della delibera di questi atti. E auspica ancora una volta che in futuro vi possa essere volontà e spazio di avviare un percorso di confronto.