“A Milano dopo le 23 di sera un disabile deve stare a casa o prendere la sua auto”. Riccardo è un viaggiatore che il 1° gennaio ha fatto ritorno a Milano dopo qualche giorno di vacanza passato in famiglia. “Sono arrivato a mezzanotte alla stazione di Rogoredo. Avevo una valigia pesante, ho pensato di prendere gli ascensori. Con mia grande sorpresa, erano tutti fuori servizio, perché vengono chiusi alle 23”, scrive Riccardo nella lettera pubblicata dal sito di Repubblica.

Milano, nell'ultimo anno, ha fatto un grande sforzo per garantire alle persone con disabilità motoria (e non solo) una sempre maggiore accessbilità. Un impegno che è stato riconosciuto dall'Unione Europea attraverso l'assegnazione dell'Access City Award, lo scorso dicembre. La strada da percorrere verso una piena accessibilità resta ancora lunga (ne avevamo parlato già qui), ma il percorso intrapreso è incoraggiante. Tutto questo serve a poco, però, se gli ascensori vengono spenti a partire da una certa ora. Una situazione al limite del paradossale: abbiamo a disposizione gli strumenti per superare le barriere architettoniche ma, se ne abbiamo bisogno, non possiamo usufruirne.

Vorremmo quindi sapere quali sono le motivazioni che portano gli addetti alla metropolitana o al passante ferroviario a disattivare gli ascensori ben prima del passaggio dell'ultima corsa. Tanto più che nelle stazioni della nuova linea metropolitana M5 (la “lilla”) gli ascensori restano in funzione sino a fine servizio.
 
La letttera di Riccardo è l'ulteriore dimostrazione di come l'accessibilità non sia un'esigenza che riguarda esclusivamente le persone con disabilità. Mamme con il passeggino, persone che trasportano valige pesanti, anziani a mobilità ridotta e persino ragazzi che hanno avuto un incidente sul campo di calcetto. Tutti coloro che – per un motivo o per l'altro – faticano a spostarsi possono vivere meglio in una città senza barriere.

Ledha Milano