Diritto allo studio: LEDHA presenta dieci ricorsi

A conclusione della campagna “Vogliamo andare a scuola!”, LEDHA – Lega per i diritti delle persone con disabilità sosterrà dieci ricorsi presentati da altrettante famiglie per tutelare i propri figli con disabilità. I primi tre sono già stati depositati. “Sono dieci ricorsi che sosteniamo per tutelare i diritti di tutti gli alunni e studenti con disabilità – commenta Alberto Fontana, presidente di LEDHA -. Perché l’istruzione deve essere per tutti e non solo per alcuni”.  
Contestualmente alla presentazione dei ricorsi, LEDHA annuncia l’istituzione di un fondo per il diritto allo studio. Con le risorse raccolte, l’associazione andrà a sostenere eventuali futuri ricorsi per assicurare agli alunni e studenti con disabilità il diritto di frequentare la scuola al pari di tutti gli altri bambini e ragazzi.

La campagna “Vogliamo andare a scuola!” aveva preso avvio la scorsa estate, quando LEDHA ha iniziato a sollecitare le Province, la Città Metropolitana di Milano e la Regione sull’urgenza di provvedere per tempo ad attivare per tutti gli alunni e studenti con disabilità che ne hanno necessità i servizi di supporto al diritto allo studio che la normativa nazionale e regionale attribuisce alla competenza dei “nuovi” Enti di area vasta: assistenza ad personam, assistenza alla comunicazione e trasporto. Malgrado l’impegno di LEDHA, e i tanti solleciti inviati alle Istituzioni, ancora un volta l’inizio dell’anno scolastico per i bambini e i ragazzi con disabilità è stato segnato da ritardi e mancanza di risposte.

Di fronte a questa situazione, più di cento famiglie hanno presentato una diffida alla propria Provincia di residenza.Grazie alle continue e pressanti sollecitazioni di LEDHA (oltre che di altre associazioni di persone con disabilità) alcune Province si sono attivate per trovare una soluzione alle esigenze degli alunni e studenti con disabilità.

Sebbene in ritardo rispetto all’inizio dell’anno scolastico, si sono trovati accomodamenti, chiaramente in difetto rispetto al vero diritto esigibile di ciascun alunno, ma che tanti genitori hanno giudicato sufficienti per garantire la frequenza scolastica ai propri figli. Magari attingendo ad altre fonti (personali e non) di finanziamento. Oppure, evento ancora più grave perché illegittimo, accettando la riduzione di orario scolastico: “Queste riduzioni riguardano la quasi totalità degli alunni con disabilità, ma gli Enti confidano proprio nella capacità di adattamento dei genitori. Approfittandone”, commenta Laura Abet, avvocato del Centro antidiscriminazione “Franco Bomprezzi”.

“La situazione che si è creata quest’anno non si deve più ripetere. Per il prossimo anno scolastico occorre trovare una soluzione stabile e definitiva – aggiunge Alberto Fontana, presidente LEDHA -. Chiediamo alle istituzioni di mettersi al lavoro già da oggi. Di attivarsi affinché le situazioni di grave disagio che tante famiglie hanno dovuto affrontare non si ripresentino con il nuovo anno scolastico”.  

I ricorsi presentati
Malgrado i ripetuti solleciti e l’impegno di tanti funzionari provinciali che si sono attivati per gestire i singoli casi, a più di tre mesi dall’inizio dell’anno scolastico restano irrisolte alcune situazioni particolarmente gravi. Per questo motivo le famiglie – supportate da LEDHA – non hanno avuto altra alternativa se non rivolgersi ai tribunali per vedere assicurati i diritti esigibili dei propri figli.

Dei dieci ricorsi, tre sono i casi sostenuti da LEDHA che sono già arrivati alla discussone in tribunale. Il primo è quello di una ragazza con disabilità che frequenta la prima superiore in un comune dell’hinterland milanese: per lei la scuola aveva indicato l’esigenza di 12 ore settimanali di assistenza educativa ad personam (su un totale di 30 ore di frequenza), ma la Città Metropolitana ne ha assegnate solo 4,5. Peraltro lo stesso problema si era posto all’inizio dello scorso anno scolastico, quando alla ragazza erano state garantite 10 ore di assistenza. Peraltro ulteriormente ridotte rispetto alle 12 dell’anno precedente.

Gli altri due casi riguardano due studenti con grave disabilità che frequentano la scuola superiore in un istituto in provincia di Pavia. Entrambi hanno diritto a 30 ore settimanali di assistenza ad personam, ma ne sono state loro assegnate  rispettivamente 19 e 22. Fino a oggi, le famiglie dei due ragazzi hanno pagato di tasca propria le ore di assistenza mancanti per garantire la frequenza scolastica ai propri figli.

Ancora prima di arrivare a una sentenza, questi due ricorsi hanno già prodotto un primo risultato: la Provincia di Pavia, infatti, starebbe per  approvare una delibera di giunta riguardante l’ assestamento di bilancio che prevederebbe lo stanziamento di circa 750mila euro per l’assistenza di tutti gli alunni con disabilità per il resto dell’anno scolastico. “La notizia è confortante – commenta Donatella Morra, coordinatrice del gruppo LEDHA scuola –. Ci auguriamo che venga tempestivamente supportata dalla pubblicazione dei relativi atti normativi e amministrativi da parte dell’amministrazione provinciale di Pavia e che anche le altre Province della Lombardia si comportino allo stesso modo”.

Resta il fatto che il rispetto dei  diritti soggettivi degli alunni e studenti con disabilità non può e non deve essere affidato alla buona volontà di singoli amministratori né essere vincolato a mere e contingenti ragioni di bilancio. “Le famiglie di alunni e studenti con disabilità e le loro Associazioni chiedono stanziamenti certi. Che tengano conto, in fase di programmazione degli interventi, delle loro effettive esigenze documentate nella Diagnosi funzionale e nel Progetto educativo individualizzato di ciascun bambino e ragazzo – conclude Donatella Morra -. Per non ritrovarci ogni anno a convivere con vistosi ritardi o, peggio, inadempienze, è urgente che Stato e Regioni provvedano a definire una volta per tutte chi fa che cosa e con quali risorse”.

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